P. Piero Fietta
I Padri Cavanis sono arrivati in Africa nella Repubblica Democratica del Congo il tre gennaio 2003 e hanno iniziato la loro opera educativa aprendo una scuola gratuita e un seminario a Kinshasa. Il Signore ci ha benedetto con numerose e buone vocazioni. Accogliendo l’invito di Mons. Luiz Fernando Lisboa, vescovo di Pemba in Mozambico l’undici ottobre 2018 siamo sbarcati in Mozambico e abbiamo iniziato la nuova missione a Macomia con Religiosi Cavanis Congolesi.
Per non dilungarmi molto parlerò soltanto di quest’ultima missione che ci ha riempito di gioia e entusiasmo all’inizio per l’accoglienza cordiale del Vescovo e della gente della Parrocchia di san Giovanni Bosco a Macomia. Esistevano già le strutture parrocchiali, chiesa e casa canonica, ma avevano bisogno urgente di riforma e manutenzione. Ci siamo rimboccati le maniche e con l’aiuto di buoni benefattori e di alcuni amici del Brasile abbiamo reso agibili le strutture e ci siamo dedicati al lavoro pastorale e educativo incontrando una buona risposta da parte della gente.
In marzo del 2019 il ciclone Idai si è abbattuto sul Mozanbico, distruggendo la città di Beira provocando più di 600 morti e due milioni di sfollati. Un mese dopo il ciclone Kenneth ha provocato distruzione e morte in Cabo Delgado, nella città di Pemba ed è arrivato anche nella nostra missione di Macomia. Diverse case e capanne sono state distrutte, la nostra chiesa, la casa canonica e la scuola sono state scoperchiate e in parte danneggiate. Ancora una volta la solidarietà ha vinto contro la forza distruttiva della natura perché numerose persone e organizzazioni hanno collaborato per riparare e ricostruire. Era la prima volta che due cicloni tropicali attingevano il Mozambico in una stessa stagione.
Purtroppo la disgrazia di alcune nazioni dell’Africa è la ricchezza del sottosuolo che attira investitori stranieri. Anche la provincia di Cabo Delgado che comprende la diocesi di Pemba è al centro di enormi interessi economici. La scoperta di vasti giacimenti di petrolio e gas hanno favorito l'insediamento di compagnie petrolifere straniere. Un altro importante business è quello dell'industria mineraria delle pietre preziose. La provincia di Cabo Delgado ha i più grandi giacimenti al mondo di zaffiri rosa e rubini. Lo sfruttamento di questi vasti giacimenti ha comportato l’esproprio di numerose terre, ha creato disoccupazione, malcontento e povertà diffusa tra la popolazione. In questo contesto hanno cominciato a manifestarsi forme di rivolta e di rabbia e sono sorti gruppi di ribelli che prendevano di mira i villaggi assaltando e uccidendo in modo efferato, uomini, donne e bambini.
All’inizio, racconta Don Luiz Fernando Lisboa, si parlava di un nemico senza volto. Negli ultimi attacchi i guerriglieri si sono presentati come miliziani dell’Isis. A subire gli attacchi è tutta la popolazione locale sia essa di fede islamica e cristiana che finora hanno saputo convivere pacificamente. Lo stesso Consiglio islamico e il Congresso mussulmano hanno preso le distanze da questi miliziani e affermano che essi in nessun modo possono usare il nome dell’Islam. Purtroppo dove passano questi ribelli lasciano una scia di morte e distruzione.
Il Vescovo ha invitato i missionari a lasciare le terre invase dai ribelli per accompagnare gli sfollati in luoghi più sicuri. Anche Macomia è stata presa dai ribelli e i nostri Padri con numerose famiglie della parrocchia hanno dovuto rifugiarsi a Monte Puez, a nord del Cabo Delgado. Secondo Dom Luiz sono più di trecentomila gli sfollati che hanno dovuto abbandonare i villaggi e rifugiarsi in tendopoli vicino a città più sicure.
La missione ha i suoi rischi e pericoli, ecco perché non possiamo chiuderci in noi stessi, non possiamo rimanere indifferenti, ma dobbiamo sostenere i nostri missionari con preghiere e aiuti materiali. A Natale Dio viene al nostro incontro perché anche noi andiamo incontro ai fratelli. Ogni volta che aiutiamo un fratello è Natale.
P. Piero Fietta - Procuratore generale delle Missioni Cavanis.
P. Moni mi accompagna a Fiumicino. Imbarco con la QATAR alle 16.00. In comunione con la comunità di Roma canticchio il Regem venturum Dominume recito il vespro. Ringrazio il Signore per tante grazie che mi ha concesso durante questi anni e il mio ricordo va ai molti viaggi fatti e agli incontri con persone di razze e nazionalità diverse. È stato un privilegio per il quale non ringrazierò abbastanza il Signore che ha aperto la mia mente alla mondialità e mi ha permesso di portare il carisma di Antonio e Marco Cavanis in vari paesi. Rifletto sugli anni che passano e sono convinto più che mai che devo ritirarmi; non ho più l’età per viaggiare tanto ed è bene che altri più giovani assumano la guida della Congregazione. Dopo gli scali a Doha e a Bali dove non è arrivata la mia valigia, in sala attesa prego le Lodi e continuo a leggere il libro: La forza della vocazionedi Papa Francesco.
Arrivo a Dili il giorno 20 dicembre. Ad accogliermi P. Josè, P. Robert, il presidente del Consiglio di comunità e un altro rappresentante della comunità. Con la macchina offerta dalla Parrocchia di San Giuseppe Operaio andiamo alla nostra casa. Là ci sono persone della comunità ad accogliermi e ragazze che suonano una musica tipica con danza. Mi consegnano la fascia dell’autorità e andiamo un momento in chiesa a ringraziare il Signore. A pranzo con noi c’è il P. Ireneu e uno studente religioso Claretiano. Nel pomeriggio converso a lungo con i due confratelli che sono entusiasti e contenti per l’accoglienza e la collaborazione che hanno avuto dalla gente. Alle 18.00 celebriamo i Vespri e la Messa di accoglienza presieduta da P. José. Saluto la gente e faccio l’omelia in portoghese. Durante la Messa ricordiamo P. Mariano dei Padri Claretiani, giovane prete di 30 anni morto improvvisamente 40 giorni fa per infarto. Faccio conoscenza delle suore del Sacro Cuore di Maria Madre di Misericordia e alcune persone della comunità portano la cena. Ceniamo insieme, mentre in chiesa fanno le prove dei canti di Natale.
21 dicembre.Scrivo a P. Ludgerio, vicario generale della diocesi, perché mi fissi un incontro con il Vescovo. Mi risponde che il Vescovo Dom Virgilio ci riceverà oggi alle ore 17.00. Presiede la Messa P. Robert, in tetum, P. Josè fa l’omelia in portoghese. Dopo la Messa riceviamo la visita delle suore Francescane della Divina Provvidenza che vengono per fare gli auguri di Natale ai Padri. Facciamo un giro in città, sul lungomare e al parco di Lecidere fino alla statua del Cristo Redentore. Nel pomeriggio, con i confratelli conversiamo un po’ sul prossimo Capitolo generale. Hanno deciso che sarà p. Robert a partecipare al Capitolo e prepareranno alcune domande da fare al Capitolo. Alle 17.00 andiamo dal Vescovo. Dom Virgilio ci accoglie molto cordialmente. Lo ringrazio per tutto quello che è stato fatto per noi Cavanis. Parliamo un po’ del Sinodo dei giovani, dom Virgilio ha partecipato. Il Vescovo invita Robert a insegnare filosofia in seminario, mentre P. Josè accompagnerà i seminaristi come padre spirituale. Parla della possibilità di attendere ad altre due comunità che sono sulle montagne e che saranno annesse alla stazione missionaria di Lessibutak. Dice che la comunità Cavanis si incontra in periferia di Dili e che ci sono molti poveri nelle montagne. In futuro, quando cresceremo, si potrà aprire una scuola. Poi il Vescovo ci mostra il giardino e le piante, tra le quali anche una di maracujà che p. Josè ha portato dal Brasile. Osserva che da una semente viene una pianta, così sarà anche per la nostra congregazione a Timor. Salutiamo p. Ludgerio e il Vescovo e andiamo nella parrocchia di San Giuseppe Operaio per trovare il parroco P. Emmanoel Lele Talok, claretiano. Ci accoglie cordialmente. Manifesta vera gioia per la presenza dei Cavanis in parrocchia. Dice che anche se di Congregazioni differenti siamo fratelli perché religiosi. Poi mi mette sulle spalle la fascia di benvenuto e accoglienza e ci abbracciamo. Una vera fraternità, altro che rivalità tra Congregazioni!
22 dicembre.Alle 6.15 P. Josè presiede la Messa e io faccio l’omelia. Andiamo a visitare le suore Canossiane presenti nella nostra parrocchia. Sono una comunità di 16 suore e hanno circa 4.000 alunni dalla scuola d’infanzia alla scuola superiore, dentro di un terreno di 4 ettari con diverse costruzioni. Oggi stavano facendo il ritiro dei professori in preparazione al Natale e invitano p. Josè ad andare a confessare. Hanno la Messa in casa ogni mattina. Soltanto al sabato non hanno la Messa in casa e chiedono ai Cavanis di celebrarla a partire dal nuovo anno. Pranziamo dalle Suore della Congregazione della Regina del Rosario. Nel pomeriggio vado all’aeroporto a prendere la valigia, finalmente arrivata, rotta e senza una ruota. Il contenuto c’era tutto, anche le stampe e l’ostensorio. In parrocchia si ritrovano vari gruppi di persone attorno alla chiesa, le donne provano i canti, 60 accoliti fanno la loro riunione, un altro gruppo di 20 bambini fanno arti marziali per proteggere il Padre, altri giovani fanno il presepio. Poi P. Robert, economo della piccola comunità, va a comprare una pizza per la cena. Alle 18.30 sparisce l’elettricità e rimaniamo al buio. In attesa che ritorni la luce raccontiamo esperienze della nostra vita consacrata.
23 dicembre.P. Robert va a celebrare nella comunità Fumento 1, P. Josè e io celebriamo nella cappella Nostra Signora delle Grazie alle ore 8.00. La chiesa è strapiena, ma molta gente è nel cortile antistante; alcune persone si sono portate le sedie da casa. Sono state installate 4 cornette esterne. Veramente chiesa in uscita!P. Josè celebra in Tetum e io faccio la predica in portoghese; purtroppo non tutti capiscono il portoghese. Dopo le moltissime comunioni c’è stata la benedizione dei bambini, in processione o portati dalle mamme per ricevere la benedizione dei sacerdoti. Dopo la Messa P. Josè va in una famiglia a benedire il corpo di una persona deceduta poche ore prima. Colgo l’occasione per parlare con P. Robert che è contento della sua esperienza missionaria a Timor. Al ritorno di P. José riflettiamo assieme sul Capitolo generale e cerchiamo di rispondere alle domande della Commissione preparatoria. Pranzo nella casa di formazione delle Suore della Carità di Maria Madre di Misericordia. Là incontriamo il gesuita P. Venanzio, confessore delle suore. Nel pomeriggio un capo scout mi invita a parlare agli scout, accetto ben volentieri. Parlo loro della Congregazione e dei nostri Fondatori. Responsabile degli scout nella Diocesi di Dili è P. Ludgerio.
24 dicembre. Mi informo sul disastro dello tsunami in Indonesia e preghiamo assieme le Lodi. La gente arriva presto per i preparativi del Natale. La chiesa vien preparata come una sposa per ricevere il suo sposo e si fa una pulizia generale dentro e fuori. Andiamo a comperare un proiettore che servirà per la catechesi, un pallone per i bambini, alcune scatole di dolciumi e a conoscere il Seminario minore dove, a partire da gennaio, p. Josè insegnerà spiritualità, sarà il padre spirituale. Dopo pranzo giochiamo con i bambini in Kanoasa, un campetto di calcetto e pallacanestro costruito con aiuti ricevuti dalla Spagna. P. Ludgerio che sta andando a celebrare in una cappella sulle montagne, viene a farci visita. P. Robert va a celebrare nella comunità Fumento 1, P. Josè e io concelebriamo alle 20.00 a Lessibutak. Celebrazione ben preparata: liturgia, lettori, accoliti, coro, danzatrici di cultura nazionale, Giuseppe e Maria in abiti tradizionali, offertorio ecc. Faccio l’omelia. La chiesa è gremita, molta gente è fuori della chiesa, si portano sedie e sgabelli da casa. Siamo in 10 a distribuire la Santa Comunione. Abbiamo calcolato la presenza di tre mila persone. Terminata la Messa un giovane fa il discorso ufficiale con gli auguri e i ringraziamenti ai Padri. Consegno l’ostensorio al presidente del Consiglio pastorale e ricevo in cambio alcuni regali (casa tradizionale, agenda e stola). Terminata la Messa alle 22.30 prepariamo la cena, due patate lesse e una frittata! Ci concediamo anche una birra, il panettone e la frutta che la gente ha portato per i padri.
25 dicembre.Scrivo un messaggio per il Capitolo delle suore Cavanis. P. Josè mi accompagna nella parrocchia di san Giuseppe Operaio ad Amautin per fare gli auguri a P. Emmanoel e poi vado a ricevere il Vescovo dom Virgilio. Concelebriamo la Messa alle 8.00. Moltissime comunioni con 16 persone che distribuivano le ostie. Dopo la comunione un’altra processione per il bacio al bambinello. Pranziamo in casa parrocchiale, arriva P. Josè, P. Robert è rimasto a Lessibutak per la celebrazione della Messa. Dopo pranzo P. Josè prepara le lettere per il segretario generale. Rispondo agli auguri di Natale e preparo un PowerPoint per la sera. Più di 30 persone della comunità sono venute a cenare con noi condividendo quello che ciascuno ha portato. Presento la geografia della Congregazione e termino con le foto di questi giorni a Timor. Presento anche lecartoline dei Fondatori in tetum.
26 dicembre. Alle 6,15 Messa: presiede P. Josè, io faccio la predica. Sono stati giorni di vera fraternità e riconoscenza per la gioia della missione che riempie il cuore sacerdotale di molte emozioni, per la partecipazione e testimonianza del popolo di Dio. Poi un gruppo di persone della comunità mi accompagna all’aeroporto. Entrano anche p. Josè e il Signor Jaime che mi presenta come “Amo General”!Parto per il viaggio di ritorno alle 12.20. Scalo a Bali.
27 dicembre.Sono ancora a Bali. Leggo i messaggi nel telefonino e vengo a sapere da P. Josè e da P. Diego della morte avvenuta nel giorno di Natale di Don Francesco Moser, fiedei donum di Trento,missionario in Brasile e Timor Est, nell’isola di Atauro. Requiescat in Pace, Dio lo accolga nel suo Regno. Nelle 10 ore di viaggio verso Doha, assisto al film Desconnected(Sconnessi), molto educativo, mostra la dipendenza dai social e come mancando Wi Fi una famiglia riprende a parlarsi e a affrontare la vita insieme. Parto da Doha alle 15.30 per Fiumicino.
Anche se stanco per il lungo viaggio, cerco di raccogliere alcuni pensieri liberandoli da tante impressioni. L’apertura a Timor che tanto mi ha fatto soffrire all’inizio, è quella che ora mi dà più soddisfazioni. Siamo stati accolti dalla Chiesa di Dili da parte del Vescovo Dom Virgilio, da parte del Cancelliere diocesano P. Ludgerio e da parte del Parroco Pe. Manoel in una forma a dir poco straordinaria. P. Ludgerio ha rinunciato alla sua cappellania di Lessibutak che tanto amava, per darla a noi. E’ stato lui a suggerire al vescovo di darci Lessibutak. P. Emmanoel, Parroco di San Josè Amautin, ha accolto in casa i missionari Cavanis e ha fatto costruire una casa per la residenza dei Padri, ammobiliata con tutto il necessario, ha offerto una macchina della Parrocchia e ha imprestato una moto. La gente collabora in tutto. Pertanto la nuova forma di andare in missione non è costruendo opere, ma mettendoci a servizio della chiesa locale.In seguito verranno anche le opere, ma non costruite da noi, ma dal popolo che vogliamo servire. Si spera che per il prossimo Natale sia pronta la chiesa di San Josè Amautin che il potere pubblico sta costruendo e nel 2020 potrebbe iniziare, con l’aiuto del governo, la costruzione delle nuova chiesa a LessibutaK. I Padri per la vita quotidiana hanno le offerte delle intenzioni delle Messe e molte offerte in alimenti dalla gente. Ho incontrato i due confratelli molto contenti. Vanno d’accordo, pregano e scherzano tra loro e condividono gli impegni. P. Robert è economo e amministra il denaro. Si presta molto per i lavori domestici. Entrambi si impegnano a imparare la lingua e le tradizioni locali e sono molto apprezzati dalla gente. Le celebrazioni sono ben preparate con la partecipazione dei vari gruppi: lettori, catechisti, accoliti, coro, scout, sacrestani, decoratori della chiesa, personale delle pulizie, consiglieri e autorità, tutti si sentono onorati di servire e ognuno con i suoi compiti specifici. La stazione missionaria segue il programma che viene dalla parrocchia di San Josè Amautin, anche le offerte raccolte durante le Messe vanno alla parrocchia. In parrocchia arriveranno anche i Francescani che stanno costruendo la loro casa di formazione. Si prevede un grande sviluppo e la stazione missionaria Lessibutak si incontra in un luogo privilegiato, in periferia e allo stesso tempo molto vicino al centro e a 10 minuti di strada dall’aeroporto. A partire da gennaio l’aeroporto sarà spostato in un’altra città a due ore di cammino perché l’aeroporto attuale passerà per una grande riforma con investimenti del governo del Giappone, per diventare aeroporto internazionale. Arrivo a Roma alle 19,30, mi accoglie P. Moni. Ringrazio il Signore che benedice la nostra Congregazione in Timor Est.
P. Piero Fietta